«Belle parole prof, eppure
ci hanno tolto la cattedra di
diritto, mi sa spiegare perchè hanno
ritenuto che non fosse importante studiare come funzionano
le istituzioni o quali siano i principi della
nostra Costituzione? Il diritto non serve solo a tutelare un’azienda.
Tra due anni mi diplomo e non conosco la Costituzione eppure lei ogni
giorno mi spiega che devo credere nella Costituzione e nelle
istituzioni che da esse sono nate, che devo investire nella cultura per
essere un cittadino migliore, ma se non conosco i miei diritti e i miei
doveri, come posso difenderli, come posso diventare un Cittadino?»
Bellissima domanda rivoltami da uno studente del Liceo Artistico Lucio
Fontana di Arese all’interno di un dibattito voluto dagli studenti
circa la lotta
alle criminalità organizzata nel
gennaio del 2012. Bellissima domanda che mi paralizza, mi spiazza, che
ha in sè il veleno per un docente, ovvero l’impossibilità di elaborare
una risposta convincente e adeguata, soprattutto una risposta che, se
retorica, mette in discussione quanto detto in precedenza a proposito
dell’importanza della cultura della legalità. La domanda ha in sè la
richiesta di una risposta che risulti coerente con quanto detto non
solo in quell’occasione, ma con tutto il lavoro che quotidianamente si
svolge nelle classi circa la necessità di crescere nel pieno rispetto
dei diritti e dei valori che ci rendono una comunità. Quello sguardo
pretendeva una risposta che fosse convincente, attuabile, la mia rabbia
di docente pretendeva una reazione alla sensazione di inadeguatezza
rispetto ad una realtà che appariva brutta, sia allo studente sia a me.
Come adulto mi sentivo investito della necessità di andare oltre la
retorica delle belle parole e di essere convincente.
Quello sguardo è stato il punto di riferimento del progetto IL BELLO DELLA LEGALITÀ di cui l’incontro del 22 febbraio scorso è stato uno dei momenti più apprezzati. Fra tante, in quanto adulti, abbiamo una responsabilità enorme rispetto ai ragazzi: dobbiamo credere nella possibilità di migliorare la realtà in cui viviamo perché siamo responsabili del mondo che lasceremo a chi prenderà il nostro posto. Ma per fare questo dobbiamo riscoprire un antico piacere, quello del confronto pubblico, della discussione non per scontrarci con chi ha una visione diversa dalla nostra, ma per raccontare le nostre vite, per ascoltare e imparare da chi quotidianamente ci giudica, i ragazzi, in attesa di risposte che siano coerenti, caratterizzate dall’armonia tra le parole e le azioni, l’equilibrio che secondo alcuni poeti racchiude il segreto della felicità.
Se la democrazia è partecipazione, la tavola della legalità promossa e organizzata dal Comitato Genitori con la partecipazione del Sindaco di Arese Michela Palestra, del Comandante della Polizia locale di Arese Mauro Bindelli, della Dirigente dell’IIS B. Russell pro.ssa Tiziana Monti, Sergio Ceccon Assistente Sociale presso il carcere Beccaria di Milano, Gaia Baschi referente del presidio di Arese dell’Associazione “Libera” Associazioni, nomi e numeri contro le mafie, Chiara Valori Magistrato presso il Tribunale di Milano, Luigi Muratori Avvocato Patrocinante in Cassazione presso il Tribunale di Milano, Giulia Salogni studentessa della classe 5° Architettura del liceo artistico L. Fontana, Maurizio Furini e Manuela Valassina del Comitato Genitori, Mario Lucio Pensato - Polizia Penitenziaria presso il Carcere di Bollate, è un riuscito esempio di democrazia per almeno tre motivi: è stata data la possibilità al presente, gli adulti, e al futuro prossimo, gli studenti del triennio del Liceo Artistico Lucio Fontana, di dialogare in modo franco, diretto, senza retorica, su quello che può considerarsi il necessario baricentro di ogni società: il concetto della legalità.
La
parola è stata usata per raccontarsi, per accompagnare l’ascolto, per
individuare criticità, per reagire ai luoghi comuni cercando di
ribadire come la realtà sia più complessa e ricca di sfaccettature, di
come un dialogo rispettoso sia condizione irrinunciabile per una
qualsiasi collettività; è stata proposta un’idea di scuola non più
luogo della sola trasmissione del sapere e dei valori, ma centro di
promozione di idee, confronti, unica presenza sul territorio di
un'istituzione autenticamente e ostinatamente legata alla concezione
del “Noi”, in cui, al tempo stesso, ad ogni individualità viene
riconosciuto il tempo della crescita e della formazione. Una scuola
aggressiva verso quei valori che pongono in discissione il vivere
civile, verso la cultura della illegalità.
Quella giornata racchiudeva in sè il tentativo, speriamo riuscito, di
coniugare la passione civile con la bellezza se con questa intendiamo
qualcosa che resta, che supera la frivolezza e la provvisorietà del
tempo sottratto allo studio. Quella manifestazione è bella se nei
partecipanti, in tutte le forme, resta l’idea della potenza della
politica intesa come scienza
del vivere civile e collettivo che non
può essere praticata se non coniugando passione ed etica, che il lavoro
non può essere declinato solo nella sua accezione economica, che la
scuola è quanto mai viva, fragile e vulnerabile, ma ancora
animata da passione, quella passione che spingeva Borsellino ad
individuare in essa il nemico più temuto dalla mafia. Quella giornata è
stata bella poiché tutti avevano voglia di parlare, di offrire il
proprio contributo alla discussione, di rendersi protagonisti di
un’idea, di una critica. Quella giornata è stata bella perche ha
liberato nuove energie, entusiasmi e interessi che meritano altre
risposte altrettanto belle e convincenti! Il bello della legalità, forse,
consiste proprio in questo, ovvero nella discussione e riflessione cui
tutti siamo chiamati nel momento in cui si parla di legalità. La
scuola, i docenti, gli studenti, i genitori sono pronti a godere di
questa grande bellezza.
È mio desiderio, attraverso questo articolo, ringraziare tutti coloro che hanno reso possibile la realizzazione della conferenza sulla legalità, dedicando ad essa uno dei beni più preziosi al giorno d’oggi: il tempo libero. Un ringraziamento particolare al Comitato Genitori cui dedico le parole di Calamandrei: «I meccanismi della costituzione democratica sono costruiti per essere adoperati non dal gregge dei sudditi inerti, ma dal popolo dei cittadini responsabili: e trasformare i sudditi in cittadini è miracolo che solo la scuola può compiere.»
A tutti, grazie!
Prof. Umberto Rollino
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